A volte si sentiva in strada un suon di fisarmonica: era il cantastorie, che suonava, cantava e poi vendeva i testi dei suoi canti. La gente si riversava in strada e allora il cantastorie si fermava. I fatti che narrava erano di cronaca e commuovevano incredibilmente, fino alle lacrime. Uno dei tanti canti che mi …leggi l’articolo
Racconti » Gente di casa - storie di vicinato
Una marttina d’estate avevano varcato il portone di casa tre donnette tutte vestite di nero, con un fazzoletto in testa che copriva gran parte del volto. Nel mezzo del cortile si erano fermate: “ Si può?” “Avanti” aveva risposto mamma uscendo dalla cucina. “Buongiorno, ci hanno detto che avete zafferano da vendere” “Sì” aveva risposto …leggi l’articolo
Quando gli alberi cambiavano il colore delle foglie e nelle vigne i pampini diventavano rossicci, durante le vacanze dei Santi, arrivava il tempo dello zafferano. Se il cielo era azzurro o se il sole riusciva ad avere la meglio sulle nuvole, verso le dieci, i fiori dello zafferano sbocciavano. Noi avevamo un fazzoletto di terra …leggi l’articolo
Quando la campagna cominciava a vestirsi dei colori dell’autunno con zia Luisa e zia Minia io andavo spesso a raccogliere le mandorle. Andavamo con la carretta trainata dal cavallo che aveva un passo elegante e fiero. Facevamo il tragitto accompagnati dalla musica dei suoi zoccoli, che cambiava a seconda della strada in cui si passava. …leggi l’articolo
Zia Minia, la nostra vicina, raccontava che, subito dopo il fidanzamento, zio Peppino era stato richiamato in guerra ed era partito senza dare notizie di sé. Zia Minia faceva il fatto suo, in attesa che arrivasse il fidanzato, e non perdeva l’occasione di una giornata di lavoro in paese o in campagna che fosse. Al …leggi l’articolo
Di fronte alla fonte dove si andava a prendere l’acqua, c’era l’orto dei Podda. Era un incanto. C’erano piante di melograno, albicocche, susine, prugne, pere, mele e una spettacolare pianta di more nere. Se pagavamo l’ingresso, che era dieci lire, potevamo entrare nell’orto e starci una mattina, mangiare tutte le more che volevamo, riempirci le …leggi l’articolo
In casa la vita era frenetica, non avevi un attimo di respiro, tutti in eterna agitazione andando e venendo da una parte all’altra. E se non si lavorava si parlava, si rideva, si scherzava, si litigava. Ma per il silenzio non c’era posto. Il silenzio e la tranquillità erano banditi, perché erano sinonimi di inettitudine, …leggi l’articolo
La raccolta della paglia si faceva dopo la mietitura, quando nelle aie si faceva silenzio e rimanevano soltanto i grandi mucchi di paglia. Allora arrivavano i carri trainati dai buoi aggiogati, tutti provvisti di cedras de palla, alte fino a due metri fatte con listelli di canna e bacchette di cadumbu. Questi carri venivano …leggi l’articolo
Quand’era piccolo zio Ernesto non era voluto andare a scuola. Aveva la testa dura; la maestra non era riuscita a fargli passare dentro nemmeno una lettera dell’alfabeto. E poi non collaborava niente, la voleva sempre vinta lui e aveva la bocca aperta come un forno, dicendo peste e corna di tutti. Quando la mamma si …leggi l’articolo
Quando portavo il becchime alle galline, qualcuna era ancora appollaiata sul muretto e appena mi vedeva arrivare spiccava un salto e con le ali aperte mi raggiungeva in fretta in fretta e tutte le altre correndo mi circondavano e facendo una specie di balletto sparpagliavano con i piedi tutto il mucchio del becchime. Schiamazzando arrivavano …leggi l’articolo