La raccolta dello zafferano
Quando gli alberi cambiavano il colore delle foglie e nelle vigne i pampini diventavano rossicci, durante le vacanze dei Santi, arrivava il tempo dello zafferano.
Se il cielo era azzurro o se il sole riusciva ad avere la meglio sulle nuvole, verso le dieci, i fiori dello zafferano sbocciavano. Noi avevamo un fazzoletto di terra vicino al cimitero, manco la pena per farci arrivare un mezzo. Babbo lo faceva zappare e ci metteva i bulbi dello zafferano.
Andavamo a piedi, con i cestelli sotto braccio, camminando sopra i binari della ferrovia. Ogni tanto ci fermavamo a raccogliere pietre focaie o sassolini bianchi e colorati, poi prendevamo la rincorsa per recuperare il tempo perduto. I fiori ci aspettavano.
Cominciavamo a coglierli seguendo strisce orizzontali, due da una parte, tre dall’altra; dopo un’oretta eravamo di ritorno con i cesti pieni di fiori di un color violetto chiaro.
A casa ci sedevamo nel loggiato tutte intorno, toglievamo da ogni fiore tre stimmi, che erano come tre filetti rossi, e li mettevamo dentro un piatto.