Parrocchia San Giovanni Battista
Osservando la facciata, notiamo subito i segni di cambiamento avvenuti nei secoli. Visibili le tracce di una prima chiesa risalente al periodo romanico pisano ( XIII sec. ), venute alla luce in seguito ai lavori di restauro.Notiamo la porta con l’architrave a lunetta e fori che contenevano le formelle in ceramica dipinte.Osserviamo ora il cornicione: ci accorgiamo che è di pessimo gusto. Infatti non è quello originale: esso si presentava decorato e ben sagomato.Il campanile, sulla sinistra dea facciata, costituisce il principale ornamento della chiesa. Un tempo, una cuspide arabescheggiante si slanciava dalla sommità e rendeva la costruzione svelta ed elegante, ma un fulmine, abbattendosi su di essa il 15 settembre 1903, la distrusse.
Il Retablo della Madonna del latte.
Sarà possibile visitare la parrocchia dove si trova il Retablo ogni sabato dalle 8,15 alle 9,15. Il Retablo di Villamar venne commissionato da don Salvatore Aymerich III per una grazia ricevuta: la nascita del figlio Giacomo.Aveva commissionato il Retablo al pittore Pietro Cavaro, figlio d’arte di una famiglia cagliaritana, che aveva bottega nel quartiere di Stampace.L’aveva dedicato alla Madonna del latte, onorata nell’iconografia delle Madonne della tenerezza, il cui culto era di origine copta, passato successivamente ai Bizantini.Il presbiterio venne così abbellito da una serie di immagini sacre unite che si elevano come un invito alla preghiera, ed hanno la stessa funzione delle icone sparse nel presbiterio delle chiese bizantine.Altra osservazione: i santi raffigurati nel Retablo di Pietro Cavaro sono venerati nel menologio bizantino.Il paese di Villamar ha sempre avuto un forte legame verso il Retablo di Pietro Cavaro, al punto che, quando venne dichiarato monumento nazionale e si propose lo spostamento a Cagliari per il restauro, la popolazione insorse per convincere don Tronci a non far rimuovere la pala per non correre il rischio di vedersi espropriati di un così grande dono.Dopo la riforma di Lutero e il concilio di Trento, la chiesa cercò di rinnovarsi anche nell’arte e nell’architettura con stucchi dorati e sculture barocche, allo scopo di avvicinare maggiormente la gente alla vita ecclesiastica. In questo rinnovamento entra anche l’uso del marmo nell’edificazione di altari, balaustre e fonti battesimali. Villamar si adegua a questo cambiamento e nel 1629 sostituisce il Retablo con un altare in marmo. Per fortuna persone autorevoli ritennero opportuno collocare il Retablo dietro l’altare e metterlo in sicurezza.I fedeli tuttavia non scordarono mai l’antica devozione verso la Madonna “de su latti druci “, che le donne pregavano inginocchiandosi in terra e supplicando grazie.Il Retablo rimase oltre due secoli in questa collocazione, fino al 1989, quando era parroco don Sergio Manunza.In quell’anno la Sovrintendenza si prese cura tramite Giovanni Zanzu del restauro dell’opera. L’incarico venne dato a un’equipe di Firenze guidata da Paola Bracco. I lavori di restauro vennero fatti a Villamar, nella chiesa di San Giuseppe nel tempo di un intero anno. Nel 2000, dopo il restauro, il Retablo venne portato per la mostra dei Retabli della Sardegna nella chiesa di San Domenico. Dopo la mostra la sovrintendenza collocò il Retablo nella posizione originaria del 1518; dopo qualche tempo varie autorità proposero di riportarlo dietro l’altare, però dopo diciannove anni, grazie al cielo, ancora possiamo ammirare il nostro Retablo nella giusta collocazione, così come il conte Salvatore Aymerich III e Pietro Cavaro l’avevano concepito.