Zio Pietro Carracoi
Zio Pietro, il marito di zia Minetta, era un grande narratore e la sera, dopo aver abbiadato i buoi accendeva un grande fuoco e noi tutti ragazzini andavano a sentire le sue storie. Ci parlava della creazione del mondo ad opera di Dio, della sua venuta sulla terra e della grande luce che aveva portato nel mondo di tenebre. I pastori andavano tutti ad adorarlo nella grotta di Betlemme. Ci sembrava che Betlemme fosse a due passi.
Noi entravamo così nell’atmosfera del Natale, attraverso i suoi racconti, e ci sembrava che il Signore fosse davvero presente in mezzo a noi, accanto a quel fuoco che scaldava e teneva compagnia.
La brace scendeva e noi ne mettevamo da parte per arrostire fave e ceci; lo spettacolo più grande era quando ci mettevano i chicchi di granoturco. Questi, facendo un lieve scoppiettio in mezzo alla cenere mista a brace, emergevano in abito bianco: erano is sannoreddas dicevamo noi.
Zio Pietro la domenica andava all’osteria e rientrava sempre in compagnia di zio Antonio. Rientrava tessendo le lodi a San Pietro, che era il santo più grande che c’era, che aveva le chiavi del Regno, che non ce n’era altri santi grandi come lui. Zio Antonio, il marito di zia Petronilla, osava dire che era grande pure S. Antonio, ma zio Pietro non gli concedeva nulla, zio Antonio insisteva e la discussione andava per le lunghe, fino a quando zia Minetta si affacciava dalla finestra. Non c’era bisogno di dire nulla, perché zio Pietro capiva che la serata era conclusa e “ gei nd’eusu a torrai a chistionai” diceva a zio Antonio che in un battibaleno capiva tutto e d’amore e d’accordo si auguravano la buona notte.