Cannicciate e losce
Materiali e tecniche riproposti nella più moderna bioedilizia e bioarchitettura
Se andiamo a vedere le antiche case del nostro territorio, vediamo l’uso della canna per la copertura delle case chiamata ” cannicciata”. Si usavano canne ben mature, più o meno dello stesso diametro. Prima di utilizzarle bisognava pulirle dalle foglie ormai secche ” limpiai sa canna”. Le canne venivano poi sistemate nell’impalcatura del tetto formato dalla travatura portante e da vari listelli o tronchi più o meno grossi, che andavano poi legate una vicino all’altra in più punti, tenendole ben strette e alternando la parte più grossa della canna una vlta da un lato e un’altra dalla arte opposta e venivano legate con il giunco. Terminata questa operazione le cannevenivano spamate di fango e paglia per poter ospitare le tegole.
Un altro utilizzo erano le ” loscie” un intreccio di canne spaccate per la loro lunghezza, quindi fatte aprire pestandole nei nodi; in questo modo le canne venivano intrecciate preoccupandosi di alternarne la parte più grossa con quella più fine. Dopo che queste loscie venivano preparate, venivano sistemate sopra l’impalcatura o scheletro del tetto e ricoperte di fango misto a paglia. C’era anche chi sopra e loscie metteva della rete metallica o fil di ferro per tenere il fango più legato, ma questo sistema è stato usato in un periodo più recente.
Oggi è possibile riproporre quella tipologia utilizzando materiali di isolamento e accorgimenti in fase di realizzazione della copertura per un buon e salutare isolamanto termico ( dal più costoso sughero al più economico poliestene ).