Zia Minia
Zia Minia, la nostra vicina, raccontava che, subito dopo il fidanzamento, zio Peppino era stato richiamato in guerra ed era partito senza dare notizie di sé.
Zia Minia faceva il fatto suo, in attesa che arrivasse il fidanzato, e non perdeva l’occasione di una giornata di lavoro in paese o in campagna che fosse.
Al tempo della mietitura andava sempre a spigolare. Aveva mani svelte e schiena elastica; non le era difficile farsi scegliere da un bravo mietitore, anche perché era fresca come una rosa…allora. Aveva solo sedici anni quando il fidanzato era partito in guerra. L’anno stesso zio Luigi le aveva proposto: “Senti, Minia, ci vieni con me quest’estate a spigolare”
“ Perché no?” gli aveva risposto zia Minia.
E così, alla fine di giugno, quando le spighe erano diventate come l’oro, alle prime luci dell’alba, avevano iniziato il lavoro, insieme agli altri mietitori e spigolatrici.
Zio Luigi, grembiule e bende di pelle nelle braccia per proteggersi dalle aride spighe, berretto con grande fazzoletto svolazzante per il sole e i moscerini, falce alla mano, avanzava nel mare d’oro descrivendo un lunghissimo rettangolo nel campo falciato. Col grano mietuto formava nella mano “su manugu” che legava girandovi intorno un paio di spighe e poi poggiava per terra. Quando aveva mietuto cinque o sei manugas le legava tutte assieme e formava il covone.
Zia Minia, con una sacca legata ai fianchi lo seguiva, raccogliendo le spighe scampate alla falce. A destra e a sinistra, mietitori e rispettive spigolatrici facevano lo stesso, senza che nessuno invadesse il campo dell’altro, ma zia Minia sembrava la più fortunata di tutte. Che zio Luigi facesse bracciate troppo grandi o che di proposito si lasciasse sfuggire qualche spiga come segno d’amore per zia Minia. Fatto sta che in tutto il periodo della mietitura che durava un mese, zia Minia raccoglieva anche dieci starelli di grano.
Per un senso di mutua riconoscenza zia Minia aiutava sempre zio Luigi a legarsi il grembiule, a mettersi le bende nelle braccia prima di cominciare a mietere, gli portava l’acqua quando aveva sete e l’aiutava a caricare il carro.
Zio Luigi saliva sopra il carro e zia Minia gli porgeva i covoni. E tra un covone che sistemava nel carro e uno che prendeva, un giorno zio Luigi aveva detto a zia Minia:
“Senti, Minia, perché non ci sposiamo assieme, tanto Peppino dev’essere morto. Dicono che questa volta in guerra muoiono tutti, perché i nemici sono troppo forti”.
“Se Peppino non si fa vivo entro questa settimana, facciamo davvero così, tanto la roba per sposarmi ce l’ho pronta”. “Se per questo anch’io. Do una mano di calce a quelle due stanzette che ho, e per noi due può anche bastare, per adesso. Quando metteremo su famiglia, Dio ci penserà”.
“Dio pensa a tutto” aveva risposto zia Minia.
Ma poi zio Peppino era tornato e di quello che si era detto non se n’era fatto più niente.
E zia Minia con zio Peppino si erano sposati ed erano venuti a vivere nel nostro vicinato, in un vicoletto, quasi di fronte a casa.