Vita di ieri e di oggi
Il nostro vicinato, un tempo popolato da un’infinità di persone, è oggi diventato silenzioso.
Siamo rimasti in pochi e ci siamo fatti lontani gli uni dagli altri. Le attività lavorative che svolgevamo un tempo ci assorbivano e coinvolgevano in continue occasioni d’incontro; quelle che svolgiamo ora, al contrario, ci separano e ci orientano verso mondi completamente diversi.
La strada, che un tempo era quasi un’estensione naturale della casa e parte integrante di essa, è ora solamente un luogo di passaggio, che ci offre al massimo la possibilità di scambiarci un saluto.
Però…se capita di ritrovarci un poco a parlare delle cose passate, dentro di noi scatta qualcosa, e nei volti che ci sembravano diventati estranei riappare la luce e l’amore di un tempo.
Basta un nome per sintonizzarci, un modo di dire comune solamente a noi, un’espressione particolare e tutto riappare come allora, come quando ci sentivamo tutti figli della stessa era, allevati in strada, sotto lo sguardo vigile dei vecchi e i continui richiami dei grandi, accomunati dalle stesse gioie e dagli stessi dolori, partecipi della vita della natura nell’abbondanza dei suoi frutti, dove il domani era sicuro, come l’oggi, come la primavera che avrebbe rinverdito gli alberi e fatto sbocciare i fiori; come l’estate che era come un fiume in piena di messi e di frutti. L’autunno sarebbe arrivato tracciando lunghi solchi nei campi e in quella stagione ancora si sarebbe seminato il grano per il pane del domani. E l’inverno, certo anche l’inverno sarebbe tornato, con le sue giornate uggiose, fredde, dove solo in cucina si stava bene, accanto al fuoco, dove il babbo raccontava le storie dei suoi vecchi con rinnovate esperienze di vita, dove noi pure ci sentivamo protagonisti, insieme ai grandi, come quando, dopo cena, uscivamo a prendere il fresco e la notte era carica di stelle, misteriosa, tutta per noi.
Siamo rimasti in pochi e ci siamo fatti lontani gli uni dagli altri. Le attività lavorative che svolgevamo un tempo ci assorbivano e coinvolgevano in continue occasioni d’incontro; quelle che svolgiamo ora, al contrario, ci separano e ci orientano verso mondi completamente diversi.
La strada, che un tempo era quasi un’estensione naturale della casa e parte integrante di essa, è ora solamente un luogo di passaggio, che ci offre al massimo la possibilità di scambiarci un saluto.
Però…se capita di ritrovarci un poco a parlare delle cose passate, dentro di noi scatta qualcosa, e nei volti che ci sembravano diventati estranei riappare la luce e l’amore di un tempo.
Basta un nome per sintonizzarci, un modo di dire comune solamente a noi, un’espressione particolare e tutto riappare come allora, come quando ci sentivamo tutti figli della stessa era, allevati in strada, sotto lo sguardo vigile dei vecchi e i continui richiami dei grandi, accomunati dalle stesse gioie e dagli stessi dolori, partecipi della vita della natura nell’abbondanza dei suoi frutti, dove il domani era sicuro, come l’oggi, come la primavera che avrebbe rinverdito gli alberi e fatto sbocciare i fiori; come l’estate che era come un fiume in piena di messi e di frutti. L’autunno sarebbe arrivato tracciando lunghi solchi nei campi e in quella stagione ancora si sarebbe seminato il grano per il pane del domani. E l’inverno, certo anche l’inverno sarebbe tornato, con le sue giornate uggiose, fredde, dove solo in cucina si stava bene, accanto al fuoco, dove il babbo raccontava le storie dei suoi vecchi con rinnovate esperienze di vita, dove noi pure ci sentivamo protagonisti, insieme ai grandi, come quando, dopo cena, uscivamo a prendere il fresco e la notte era carica di stelle, misteriosa, tutta per noi.