La scimmia
Mia mamma raccontava che una volta il diavolo aveva preso le sembianze di una scimmia e si era insediato nella casa di uno scapolo che non voleva sentire di prendere moglie, per non dividere una fetta di pane che guadagnava andando a lavorare con il giogo dei buoi e il carro.
La scimmia si era messa un fazzoletto in testa legato all’indietro, un grembiule bianco e aveva cominciato a sfaccendare e a cucinare “a buddiu e a cassoba, arrustu e frittu”. Lavava, piegava, stirava e cuciva; teneva la casa linda come uno specchio e soldi non ne chiedeva mai.
Questo per un paio d’anni. Alla fine si era decisa: “Voglio la tua anima” aveva detto al padrone. Quello era rimasto come se gli fosse caduta una mazzata in testa, tuttavia non gli aveva risposto niente. Ma la sera stessa era andato a trovare un suo amico vescovo, ad Oristano.
“Ma me la sai dire una cosa – gli aveva detto l’amico vescovo dopo averlo sentito parlare – Da quando non vai più in chiesa? Da quando non reciti un’Ave Maria da quando non ti fai più il segno della croce? Quella scimmia che hai in casa è il diavolo. Vado a vederla”.
Appena il vescovo aveva varcato la soglia di casa, la scimmia si era messa in un angolo con tanto di broncio e non voleva sentirne di andare a preparare due bicchieri per l’invito.
“ Lascia perdere l’invito. Io sono venuto a liberarti da questa tentazione!” aveva detto il vescovo all’amico; e subito rivolto alla scimmia.
“Vattene da questa casa!”.
“Io me ne vado con l’anima del padrone!” aveva risposto.
“Tu te ne vai senza nulla!”.
“Io me ne vado, ma distruggo tutto!”.
“Tu te ne vai senza toccare una tegola dal tetto!”.
“Io me ne vado scavando una fossa da qui all’inferno”.
“Tu te ne vai lasciando tutto liscio come l’olio”.
La scimmia allora urla, strepita, scuote la casa dalle fondamenta. Il vescovo l’asperge con l’acqua benedetta e lei diventa tutta fiamme e fuoco. Arrivano in suo soccorso mille diavoli, sembra di vedere fuochi d’artificio. Poi tutto si affievolisce e muore riempiendo di fuliggine la casa.