I dolci fatti in casa
Per Pasqua mamma preparava le pardole. Macinava il formaggio e lo impastava con zucchero, uova, scorza d’arancia e farina. Poi preparava la pasta per la sfoglia con farina, strutto e bianco d’uovo. Quando la pasta era ben lavorata si passava nella macchina, si facevano tanti cerchi e in mezzo si mettevano le palline di formaggio. Fatto questo si prendevano gli orli di pasta e con l’indice e il pollice si saldava a pizzichi tutt’intorno, in modo da formare una scodellina alta un dito con gli orli smerlati.
Le pardole erano la specialità di mamma. Stavamo giornate intere a prepararle, mentre nella cucina in fondo si preparava il forno. Noi avevamo due forni: uno per il pane e uno per i dolci.
Quest’ultimo era piccolo, come un giocattolo, diceva mamma. Con cinque fascine di sarmenti lo riscaldavi, poi toglievi la brace, lo spazzavi con una scopa fatta di malva e con la pala avviavi i dolci alla cottura disponendo le teglie a sei a sei.
Un altro forno che fumava sempre nel nostro vicinato era quello di zia Maria Itria Curreli, che faceva dolci su commissione.
Quando vedevamo qualche donna uscire dalla sua casa con un canestro grande sulla testa o con qualche corbula, entrambi coperti con un panno tessuto al telaio e rifinito con l’orlo all’uncinetto, dicevamo:
“ Chi saranno gli sposi?”
Il forno di zia Maria Itria era a bocca larga, più comodo del nostro, solo che era nel cortile e si faceva fatica a infornare e sfornare, specialmente quando il tempo era brutto.
Zia Maria Itria era sempre contenta e non era gelosa delle sue ricette. Non ci sono segreti per la roba da mangiare, come invece ci sono per le medicine, diceva.