Noi e la natura
Nella vita capita un po’ a tutti di vivere momenti “magici” nei quali tutto ciò che colpisce i nostri sensi acquista un significato particolare.
L’intensità di quei momenti non dipende da ciò che c’è fuori di noi e nemmeno da ciò che viviamo dentro, ma da una particolare interferenza tra mondo interiore ed esteriore, da una comunione tra noi e l’ambiente.
E’ come se attraverso le immagini che ci appaiono qualcuno volesse comunicare con noi, è come se attraverso quelle immagini riuscissimo noi a comunicare qualcosa al mondo.
Le immagini e gli ambienti, descritti nella raccolta delle seguenti poesie sono quelli visti mille volte: gli alberi della piazza, il cipresso accanto alla chiesa di Antoccia, i pini piegati dal maestrale, i pioppi del parco giochi, la campagna con i suoi tramonti e via dicendo…eppure, in un momento particolare, paesaggi di sempre acquistano valore immenso per noi: si fondono con i nostri sentimenti, diventano tramite linguistico di un messaggio, entrano a far parte del nostro mondo di idee, di affetti, di ricordi, di sentimenti.
Sono sprazzi di luce, di intensità di vita che ci portiamo dentro e chi come noi li ha vissuti sa che in qualche modo li deve trasmettere agli altri… come una bella notizia.
NOSTALGIA DEL TEMPO PASSATO
Sento la nostalgia
della stagione che se ne va
del tempo che passa
del giorno che finisce
lasciando nell’aria il suo ricordo.
Sento la nostalgia della vita vissuta
che ancorata ti tiene
al mondo dei ricordi
e struggente il desiderio ti lascia
delle persone e delle cose
che più hai amato.
IL CIPRESSO
Mentre gli alberi della piazza
nella furia del vento
impazzivano
agitando i rami
e a mazzi perdevano
le ultime foglie
tutto raccolto in sé
vicino alla chiesetta
il cipresso si ergeva maestoso
e con un lieve ondeggiare della cima
sopportava
tutta quella rabbia.
I PINI
che si elevano a Est del paese
e che si distendono nel cielo
piegati dal vento
son come ritratti da sempre
nel mondo dei sogni.
Quei colpi d’ala che senti
di uccelli su in cima
su quel senso vago di indefinito
che hanno le fronde
ti danno la carica di riproporre
lo stesso messaggio di forza, di vita, di bello
nel mondo del cuore.
LA POGGIA
Scende dal cielo la pioggia
attesa e implorata.
Come dono prezioso si dona
alla terra riarsa
che in sé la trattiene inglobandola.
Scende nel lucido asfalto
dove le case si specchiano;
si spande a destra e a sinistra
formando rivoli ai margini.
Grondanti i canali
alimentano l’acqua che scorre,
che infine si schianta in mezzo alle griglie.
Giunge l’acqua al ruscello
che avanza sempre più ricco
perché da ogni parte riceve.
E torna la vita nel cuore
di chi si credeva perduto
perché linfa vitale ora scorre
nel mondo che ha ripreso a sperare.
CONFORTO
L’aria calda che sale nel cielo
lascia il vuoto quaggiù sulla terra,
ma poi vento pietoso sospira
e va lì a colmare quel vuoto.
Anche il cuore conosce l’assenza
che persona amata ti lascia,
ma poi anima attenta ti vede
e pietosa, fraterna ti abbraccia.
CAMPAGNA AL TRAMONTO
Com’ era bella
oggi la campagna
al tramontar del sole.
I mandorli
avevano steso in terra
lenzuola ricamate di bianco
mentre gli alberi di ulivo sorvegliando
erano allineati in attesa di qualcosa.
La terra umida
era appena smossa
e qualche asparago
faceva capolino dal cespuglio.
Da quell’altura
seduta accanto ai pini
il vento
si faceva sentire amico
e in lontananza
i campi di grano
erano
un immenso mare verde.
Andava a riposo il giorno
lasciando tutto sereno,
gioioso,
come al mattino,
senza ombra di stanchezza
mentre il sole,
tuffandosi dietro le colline
faceva il cielo tutto rosso.
IL MARE
poi blande fanno sciacquio
infrangendo la riva.
Mi lasciano ai piedi
zaffiri di luce e riflessi d’argento.
E poi se ne vanno ancora a cercare
e cercano e trovano
e riversano ancora
ancora mi danno
smeraldi di luce
e riflessi d’argento.
Mi scopro ad attenderle…
…
Altre volte ho atteso così…
che pazza allora che ero!
E torno
indietro nel tempo
e tornano, ancelle del tempo
vecchie canzoni.
Si portano appresso
le fiabe, le fate,
i sogni, le stelle.
Respiro il mare,
mi cantano le onde…
imbastisco lo strappo del tempo
sono sempre io
come allora
che amo.
Il mare lo dice stasera
il mare, non io.
Ancora una volta gli credo
Ancora una volta divento
l’amante del mare.
LA PIANTA DEL FICO
Testarda la pianta del fico:
si ostina, gradita o sgradita,
a innalzare superba i suoi rami.
E i suoi frutti li dà!
Quanti ne dà!
Non ispira forse il poeta,
ma è pratica,
concreta,
crea sicurezza intorno a sé.
E non avanza pretese.
FIUME PLACIDO
Ci sono dei momenti in cui
il ritmo frenetico della vita
si placa
ed allora si sta quieti
a guardare le cose,
come davanti a un fiume placido.
Non ci sono rimpianti,
remore o nostalgie
davanti alla vita che scorre.